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Escursione delle Valli Cimoliana e Meluzzo con le Ciaspole
Da quando ho percorso l’Anello delle Dolomiti friulane sono rimasto abbagliato dalla bellezza di queste valli e da queste montagne. Per questa escursione invernale con le ciaspole sarò in compagnia di Giulia, quindi so che si camminerà un bel po’.
DIFFICOLTÁ: Giunti al Rifugio Pordenone il tratto che abbiamo percorso per riprendere il sentiero decisamente non è comodo da fare con le ciaspole ai piedi. Per il resto l’unica difficoltà sta esclusivamente la lunghezza dell’escursione.
Partenza da Ponte Compòl – La Val Cimoliana
Lasciamo la macchina in località Ponte Compol, poco prima del punto informativo e della relativa sbarra che serve a contenere il traffico di veicoli che entrano nella zona. Percorriamo la strada, completamente pulita, che dopo una prima svolta fa il suo ingresso sul Pian dei Sediei. In breve superiamo anche ponte Scandoler. Lentamente i due versanti iniziano ad avvicinarsi formando il punto più stretto della valle. Siamo giunti al Ponte Gotte.
Ponte Gotte
Il torrente, in questo punto, ha scavato una profonda gola e disegna una spettacolare serpentina. É un punto frequentato molto dagli appassionati di arrampicata, che possono cimentarsi su pareti verticali calcaree di media ed elevata portata. Qui notiamo qualche auto parcheggiata e si instilla in noi un leggero dubbio…
É l’ultimo tratto di asfalto. Finalmente inizia la neve.
Attraversiamo il Ponte Gotte, che scavalca la forra. Qui tre ragazzi che si fermano per calzare i ramponcini ma noi decidiamo di resistere ancora un po’.
La neve, a causa delle temperature elevate degli ultimi giorni, risulta parecchio bagnata. I passi si fanno sempre più pesanti e dopo qualche centinaio di metri, sul Ponte Confoz ci rendiamo conto che senza ciaspole non si va avanti.
Ora si che si ragiona.
La valle inizia ad aprirsi e ci concede un passaggio in un tratto più boschivo. Gli alberi spariscono presto e finalmente possiamo godere di un primo panorama sulla Cima dei Preti (m 2706), la montagna più elevata delle Prealpi Carniche e delle Dolomiti Friulane (oltre ad essere la quarta cima del Friuli-Venezia Giulia).
Agriturismo Casera Pian Pagnon
Passeggiando tra qualche faggio giungiamo alla Casera Pian Pagnon, che durante l’estate monticata e offre un servizio di ristoro molto apprezzato. L’escursione con le ciaspole prosegue attraversando il Ghiaione San Lorenzo, a quota 1055 m.
Il Rifugio Pordenone
Siamo finalmente giunti al Rifugio Pordenone, che inizialmente doveva essere la meta di questo trekking. Come spesso mi capita, però, la voglia di scoprire e di muovermi mi fa aggiungere chilometri inaspettati. Sempre meglio così..piuttosto che pianificare al di sopra delle proprie capacità.
La facile salita al rifugio ci regala un’immagine favolosa sulla Val Sciol de Mont coperta dalla neve. Nei periodi estivi rivela un’immensa fiumana ghiaiosa che rende difficoltosa la vita vegetale.
Il Rifugio Pordenone sorge su un promontorio boscoso tra la Val Montanaia e la Val Meluzzo, alle pendici di Cima Meluzzo. Visitiamo incuriositi i particolari ricoveri invernali del rifugio. Sono delle sorte di casette sugli alberi, davvero carine e ben realizzate.
Breve sosta snack/contemplazione del paesaggio.
La Val Meluzzo
Inizia qui l’attraversamento della Val Meluzzo lungo il sentiero CAI 361. Gli spazi sono ampi ed è raro trovare segni di passaggio di altri escursionisti. La traccia riversa verso destra verso la Val Postegae fino al bivio con il 362, che porta al Passo del Mus. Terminà a Forni di Sopra passando dal Rifugio Pacherini.
Scopri l’Escursione al Rifugio Flaiban Pacherini con le Ciapole.
Al bivio lo spettacolo sul gruppo del Monte Pramaggiore (qui sopra) è a dir poco sensazionale. Ben visibili, da sinistra a destra, il Clap Grande di Pramaggiore (2435 m), il Clap Piccolo di Pramaggiore ( 2423 m), la Punta Est della Croda Pramaggiore, e a destra del Cadin di Pramaggiore, la Cima Cadin (2313 m).
Alle nostre spalle invece un altra spettacolare veduta sugli Spalti di Toro (nella foto seguente, ancora da sinistra a destra) sul Monte Castellato (il più alto degli spalti – 2424 m), la Pala Grande (2381 m), la Cima Meluzzo (2188), la Cima Montanaia (2267 m), il Capanile Pordenone (2310 m) e la Croda Cimoliana (2406 m ). Ai loro piedi sale la Val Monfalcon di Cimoliana (perfetta per una visita al Bivacco Marchi Granzotto), che li divide, nell’immagine, dalla Cima Stalla (2099 m) che svetta imponente sulla destra.
Continuiamo sul 361 la nostra escursione lungo la Val Meluzzo, che dopo circa 600m di ciaspolata ritorna a stringersi. Scavalchiamo una piccola slavina intravedendo in lontananza la Val Binon fare da testata e saliamo lungo il Rio Valbinon. Il sole splende e il suono dell’acqua che scorre mi fa capire che la primavera è davvero alle porte.
La Caseruta dei Pecoli
Inaugurata nel 2009, Caseruta dei Pecoli è il toponimo italianizzato derivato dal fornese “Caseruta dai Pechi” e dai dialetti dell’alta valle del Cellina “Caseruta (o Casaruta) dei (o dai) Pecoi”. Caseruta è il diminutivo del termine “Casera”, un edificio rurale utilizzato dal pastore come ricovero e come struttura dove lavorare il latte nel periodo della monticazione estiva.
La pietra utilizzata per il basamento è stata recuperata dai resti delle precedenti strutture. Il legname per le pareti e per il tetto è in larice proveniente da piante tagliate e lavorate sul posto seguendo le tecniche tradizionali. É possibile anche accendere un fuoco (solo in caso di reale necessità) ma va mantenuto al suolo (quindi con braci e fiamme basse), mai incustodito e ne va rispettata la posizione al centro della struttura. Veramente una chicca.
Rientro lungo il Rio Valbinon e il torrente Cimoliana
Per il rientro lasciamo perdere il sentiero e tagliamo diritti seguendo il Rio Valbinon nella Val Meluzzo e il Torrente Cimoliana in Val Cimoliana. Oltre ad accorciare lievemente il trekking questo ci permette di percorrere tratti che ancora non avevamo esplorato facendo diventare questa escursione quasi un anello.
Incrociamo il Lago di Meluzzo, che ricoperto dalla neve è totalmente irriconoscibile.
La stanchezza da qui a poco inizia a farsi sentire e il rientro sull’asfalto decisamente non ci aiuta. Ma che dire..è stata una giornata incredibile ed inaspettata. Non vedo l’ora di tornare tra queste montagne a percorre nuovi sentieri nel cuore delle Prealpi Carniche..